Lombardia si, la classica bellissima delle foglie morte (che poi, visto il caldo e il sole, più che morte sembrano sbocciare), classica delle foglie morte che fra un paio d’anni poco avrà da raccontare al nostro ciclismo. In Italia nel giorno della classica delle foglie che preludono all’autunno ci sono in contemporanea quattro corse per la categoria appena poco inferiore. Ovvero quella degli under23 ed elite. 39 gli iscritti ad esempio ad una delle quattro corse messe in calendario per celebrare la fine della stagione. E speriamo non la fine del ciclismo. Un serbatoio che si sta svuotando sempre di più, almeno quello tricolore. Con corridori juniores che la gran parte resteranno giù di sella, senza poter sperare di trovare una sistemazione tra gli under23 e senza quindi poter ambire ad una carriera nel ciclismo, sul gradino della categoria dilettanti e poi spaccare il volo verso il professionismo o, male che vada, tra le Continental.
Foglie morte se non fosse per Vincenzo Nibali a tenere alta la bandiera del tricolore, i presidi stranieri ci stanno schiacciando come ganasce , esattamente come accade quando Equitalia blocca una macchina se non paghi il bollo. Il Giro di Lombardia, la classica monumento di fine stagione è anche l’ultima corsa di un monumento di corridore. Ai meno 15 km e 900 metri, dopo aver tirato come un mulo per il suo capitano Vincenzo Nibali e avergli fatto sfiorare la vittoria, sul Civiglio tira i remi in barca. Osserva il lago che è al suo fianco dall’alto e a favore di telecamera alza la mano sinistra in segno di saluto. E’ il suo addio al ciclismo. Finisce la sua corsa, la sua ultima, a 40 anni e davanti, fresco come un dilettante alle prime armi, mentre ragazzi più giocava i di lui e soprattutto italiani non vedono nemmeno lo striscione d’arrivo. “Un addio che mi stringe il cuore”. Racconta Franco Pellizotti mentre la folla lo osanna, lo acclama a gran voce. “Tanti anni passati in bicicletta. Dalle categorie giovanili e poi via via la crescita, fino ad oggi. Praticamente una vita in sella. Ma non credete di liberarvi di me. Qualcuno dalle transenne gli grida “Franco desisti, continua a correre, per il bene del ciclismo”.
Gli scappa una lacrima sotto gli occhiali. “Da stasera scendo di sella e poggio il sedere che per tanti anni ha sfregato una striscia di cuoio, sulla pelle di un’ammiraglia. Da stasera mini ritiro con la squadra e mi siederò al tavolo dalla parte opposta di dove mi sono sempre seduto. Ovvero tra i direttori sportivi. Una sensazione nuova. Ora potrò anche seguire i miei figli che hanno già cominciato a correre in bicicletta”.
Una carriera in crescendo quella di Franco Pellizotti, carnico per origine familiare, vissuto a Bibione, corridore nel trevigiano e residente a Mareno, un globe-trotter della carta d’identità e di residenza. Tra gli junior considerato uno dei più promettenti in maglia Rinascita Ormelle, poi corridore alla Trevigiani e poi Liquigas, Androni e molto altro. Campione italiano strada a Borgo Valsugana nel 2012. E uomo di fiducia di Vincenzo Nibali che lo ha fortemente voluto al suo fianco nell’esperienza della Barhein Merida. Chiude la carriera con il mondiale di Innsbruck dove è stato tra i più attivi e la chiude al Lombardia dove è stato tra i più attivi. Corridore m indumento in una classica monumento. Attendiamo l’arrivo di altri corridori azzurri del calibro di Pellizotti. Purtroppo la gran parte non pervenuti…. Dalla prossima stagione un pezzo in meno da inserire in un ciclismo giovanile che non è facile da rimettere in moto.
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