Comunque la si pensi, si tratta di un fatto storico. Destinato a far cambiare il volto al mondo dello sport così come è stato inteso sino ad oggi.
Si sono corsi a Los Angeles, nella settimana appena conclusa, i Campionati del Mondo su Pista riservati ai cicloamatori. A primeggiare nel torneo femminile della velocità, con il dorsale numero 777, è stata Rachel McKinnon.
Guardando solo alle classifiche sembra non vi sia nulla di speciale. Ma dietro a quel nome c’è una storia destinata a sollevare non poche discussioni: Rachel, infatti, alla nascita era un maschio e oggi è la prima atleta transgender campionessa del mondo di ciclismo.
L’atleta canadese dopo essere salita sul primo gradino del podio ha dichiarato: “Concentrarsi sul vantaggio nelle prestazioni è in gran parte irrilevante, perché si tratta di una questione di diritti. Non dovrebbe preoccuparci che le persone trans partecipano alle Olimpiadi. Dovrebbe invece preoccuparci che vengano rispettati i diritti umani”.
Per la McKinnon, che ha tessera come una qualsiasi atleta donna, il problema non sarebbe, dunque, il vantaggio assicurato dal fisico masculino: “Quando si tratta di estendere i diritti a una minoranza, perché dovremmo chiedere alla maggioranza? Scommetto che molti bianchi siano stati in disaccordo quando abbiamo ‘desegregato’ gli sport consentendo la partecipazione ai neri”.
Molti saranno gli aspetti da approfondire in questa vicenda a partire dal fatto che, come sostiene la McKinnon, essere nata maschio non le avrebbe dato alcun vantaggio fisico: “Se guardate ai miei precedenti risultati, ai campionati nazionali canadesi, vedrete che non ho vinto. Nei 500 metri sono riuscita solo a fare ottava. Nel keirin sono giunta quarta. Su strada ho vinto solo una gara, me la cavo bene in volata ma in salita ad esempio mi stacco regolarmente dal gruppo. Se vinco le persone dicono che lo faccio perchè sono una trans, se perdo non va comunque bene la mia presenza. A me piacerebbe che i miei risultati fossero considerati in funzione dell’allenamento e del lavoro che faccio” spiega la McKinnon che ha sempre gareggiato nella categoria femminile.
Indipendentemente da come la si possa pensare resta il fatto che un muro è stato abbattuto, l’UCI ha omologato il risultato e il Canada ha già annunciato che proseguirà su questa strada consentendo ai propri atleti di competere nella squadra che corrisponde al loro sesso assegnato alla nascita o alla loro identità di genere.
[banner]G-andrea[/banner]