Solo un segno meno questa settimana che va distribuito indistintamente ai malati di protagonismo: non stiamo parlando solo dei tifosi del Tour de France ma anche di quegli addetti alle scorte tecniche, a radiocorsa, di alcuni poliziotti, di alcuni autisti delle auto ufficiali e di alcuni direttori sportivi che, immancabilmente, ogni settimana, ad ogni latitudine, in barba a regolamenti e segnalazioni, scelgono di non imboccare la deviazione ammiraglie, di tagliare il traguardo alle spalle dei corridori e di togliere loro la scena.
Aldilà degli aspetti legati alla sicurezza degli atleti messa spesso a repentaglio da questo tipo di manovre, resta il cattivo gusto di assistere ad un arrivo degno di un motomondiale o di una gara di granturismo invece che a quello di una gara ciclistica.
Comprendiamo l’insostituibile ruolo dell’ammiraglia in caso di foratura all’ultimo metro di gara, dell’importante presenza del giudice per verificare la regolarità di un arrivo solitario e dell’impossibilità di prevedere, per radiocorsa, il nome del vincitore anche quando questo è da solo al comando da più di 30 chilometri ma, cari amici, a tutti voi ci permettiamo di dare un caloroso consiglio: fermatevi a bordo strada, imboccate rigorosamente la deviazione ammiraglie o usate il teletrasporto. Scegliete voi la soluzione. L’importante è che lasciate l’intera scena agli atleti: i protagonisti di una gara ciclistica sono e devono essere solo loro.
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