Il vincolo sportivo torna al centro del dibattito invernale. Dopo un altro anno nel quale la FCI non ha preso alcun provvedimento su di un tema così delicato, sono numerosi i casi che stanno mettendo contro genitori e società. Ma il 2019 si apre con una ulteriore novità: a scendere in campo, infatti, è stato il comitato “Liberi di giocare” che tornerà a riunirsi domani, domenica 17 novembre, alle ore 10.00, in Sala Lucchi a Verona.
L’incontro dal titolo “tana… libera tutti, perchè per giocare non bisogna nascondersi” è promosso dall’Unicef e dall’Associazione Italiana Calciatori, segno che il problema del vincolo di appartenenza è un tema trasversale che interessa tutti, o quasi, gli sport giovanili.
Alla luce delle numerose problematiche sorte sulla questione, infatti, ad organizzarsi per comporre questo comitato sono state molte società sportive giovanili, appartenenti a diverse federazioni, che hanno sottoscritto un accordo che prevede la rinuncia a tutti i presunti “benefici” del vincolo sportivo. Per queste società, a prevalere, è esclusivamente l’interesse dell’atleta minore e lo sport deve essere espressione della libertà del bambino.
Una formazione sportiva che deve passare esclusivamente attraverso il gioco, con rispetto, amicizia e la libertà di scegliere con chi giocare. Ad accendere il dibattito dell’incontro veronese sarà una lettera aperta scritta e diffusa in questi giorni dalla madre di una ragazza 14enne impegnata nella MTB e Ciclocross che vi proponiamo in versione integrale:
“Vi scrivo per parlarvi della storia di mia figlia Giorgia che ha 14 anni e che per colpa della miopia di alcune società potrebbe essere costretta a smettere di correre.
Perchè? Perchè ci siamo macchiate della colpa di fidarci di persone che dicono di promuovere il ciclismo e, invece, vogliono cinicamente solo guadagnare sulla pelle dei ragazzi.
Lo scorso anno mia figlia, insieme ad altri ragazzi, si è trasferita in una squadra con l’accordo verbale che a fine stagione avrebbe potuto trasferirsi ad un’altra società senza alcun problema.
Per questo trasferimento la squadra attuale non ha sborsato un centesimo così come non ha speso un’euro per far gareggiare mia figlia.
Nonostante indossasse la maglia della squadra, infatti, per un anno intero lo sponsor di mia figlia sono stata io: sono io che ho pagato la quota di iscrizione, l’allenatore, la bicicletta, le riparazioni e tutte le trasferte.
Oggi che mia figlia ha chiesto alla squadra di mantenere la parola data per potersi trasferire liberamente in un’altra società si trova a dover pagare per i risultati che lei, da sola, con il supporto economico esclusivamente mio, ha ottenuto nel corso dell’ultima stagione di MTB e ciclocross.
Ecco, cari presidenti, cari genitori coinvolti in questa vicenda l’anno scorso ed ignari quest’anno, sappiate che state difendendo un sistema malato, che consente a delle persone di fare soldi in malafede sulla pelle dei ragazzi senza minimamente interessarsi a loro, senza curarsi della loro crescita, della loro educazione umana e sportiva, dei loro sogni, delle loro ambizioni e delle loro speranze.
Sappiate che state costringendo una ragazza a smettere di correre solo per difendere delle regole ingiuste nascondendovi dietro all’apparenza del rispetto delle “norme federali”: ma la prima regola della FCI ordina di tenere un “comportamento sportivo, leale e trasparente”. E far smettere di correre una ragazza di 14 anni non è sportivo, così come non lo è il comportamento della squadra del suo Presidente e del Presidente Provinciale che con offese e minacce stanno tentando di metterci a tacere.
Per fortuna il futuro non siete voi, ma è lo sport e quei ragazzi che come mia figlia sognano pedalando in sella ad una bicicletta: per questo mi piacerebbe vedervi domenica prendere parte alla riunione che si terrà a Verona e che servirà per promuovere la campagna “Liberi”, a cui hanno già aderito tante società che, insieme, non riconoscono alcuna validità ai vincoli federali.”