L’Italia non ha ancora terminato di celebrare i successi Olimpici e Mondiali della pista eppure il futuro non sembra essere dei più rosei per il gruppo caricato interamente sulle spalle di Marco Villa.
Al rientro da Gran Canaria, dove la nazionale della pista ha dovuto recarsi per affrontare un collegiale di allenamento, i ragazzi che rappresentano il futuro del tondino tricolore hanno trovato ad attenderli una autentica doccia fredda.
TREVISO NON SI FARA’, GUARDIAMO ALTROVE – Il Presidente Cordiano Dagnoni, in una video intervista rilasciata al collega Gianluca Giardini di Sport2U, tra le altre cose ha fatto il punto sugli impianti italiani spiegando che: “Montichiari dovrebbe essere consegnato a marzo al termine dei lavori di manutenzione straordinaria necessari a garantirne l’agibilità con l’auspicio di farlo funzionare per la scuola ciclismo giovanile, gli amatori e per allestire delle gare con il pubblico” mentre per quanto riguarda l’altro impianto in rampa di lancio, quello di Treviso, Dagnoni ha fatto registrare un autentico dietrofront rispetto a quelle che erano le rassicurazioni rilasciate alla stampa nella scorsa estate: “Treviso, è stato oggetto di questa brutta vicenda dove si sono fermati i lavori a causa del fallimento dell’azienda che aveva l’appalto. Li si sono complicate un pò le cose, i costi sono aumentati e i fondi stanziati non sono più sufficienti. Noi come FCI stiamo spingendo, il nostro segretario generale Marcello Tolu ha incontrato Vezzali e Zaia per mettere un pò di pressione per la ripresa dei lavori. Ma la burocrazia è molto complicata, cerchiamo di stare vicini e fare pressione ma non è una cosa così scontata, facile. Non prevediamo possa risolversi in tempi brevi. C’era l’ipotesi di poter nominare un commissario straordinario per il proseguimento dei lavori, ma questo è possibile solo per le grandi opere e il velodromo di Treviso non rientra tra queste. Per cui confidiamo anche in altri progetti, sappiamo che in Emilia-Romagna c’è l’intenzione di realizzare un nuovo velodromo all’interno dell’autodromo di Misano Adriatico, sappiamo che il governatore Bonaccini è favorevole e sarebbe una cosa fantastica anche perchè potrebbe garantire delle strutture ricettive all’altezza”.
REQUIEM DI UNA PISTA – Una dichiarazione, quella del presidente Dagnoni, che nonostante siano passati alcuni giorni non è stata smentita da fonti ufficiali e che quindi riporta tutti con i piedi per terra. Anzi, fa letteralmente sprofondare sotto-terra l’intero settore della pista italiana.
A Treviso, infatti, sia il presidente Dagnoni sia il segretario generale Tolu, avevano sempre fatto giungere segnali rassicuranti che si sono infranti, invece, contro norme, quelle relative agli appalti pubblici, che non sono cambiate negli ultimi mesi.
Non ultime le dichiarazioni rilasciate in occasione della conferenza stampa del 1° settembre scorso, tra le colline del Prosecco, quando il Segretario Generale Marcello Tolu aveva ribadito tutta l’intenzione e la fattibilità di un progetto vitale per sostenere la pista italiana.
Con le recenti dichiarazioni di Dagnoni cade così anche l’ultimo baluardo di “dirocchiana memoria”: era stato, infatti, nell’estate 2020, proprio il presidente Renato Di Rocco a lanciare l’idea del commissario straordinario che avrebbe sbrogliato la matassa e dato all’Italia un velodromo nuovo di zecca. Una via cavalcata anche dalla nuova dirigenza federale, tanto da arrivare ad ipotizzare proprio per Renato Di Rocco il ruolo di Commissario Straordinario, che, però, si è rivelata un autentico vicolo cieco.
La situazione economica mondiale legata alla difficoltà di reperire gli approvvigionamenti delle materie prime ha inasprito la salita ma ciò che rimane evidente, degli scavi di Treviso, è l’impreparazione della dirigenza federale nella gestione di un appalto che rappresentava il futuro della pista italiana.
STORIA DI UN IMPIANTO INFINITO – Dopo la lunga gestazione per il finanziamento pubblico e la querelle sulla località a cui dovevano essere assegnati quei soldi, l’inaugurazione in pompa magna, alla presenza delle massime cariche governative ed ecclesiastiche, nel settembre del 2018 aveva fatto pensare che tutto si sarebbe risolto nel volgere di 24 mesi.
A tre anni di distanza, invece, del velodromo di Lovadina di Spresiano restano le fondamenta a certificare non solo il fallimento della ditta che si era aggiudicata l’appalto ma anche della gestione di un progetto che per l’Italia resta un autentico miraggio.
Aldilà delle buone intenzioni, infatti, a mancare sembra essere la capacità di pianificare seriamente e in maniera professionale il futuro dell’impiantistica legata al ciclismo. Le stesse affermazioni del Presidente Dagnoni che ha spostato l’attenzione su Misano Adriatico rischiano di diventare un ulteriore boomerang per il mondo delle due ruote italiane.
Prima di intraprendere nuovi faraonici progetti non sarebbe forse il caso di concludere quelli già avviati?
Ad interpretare le volontà future del presidente Dagnoni non aiutano neanche le poche righe dedicate alla pista all’interno del programma elettorale che ha consentito all’ex presidente del Comitato Regionale Lombardo di sedere sullo scranno nazionale.
“Sarà fondamentale continuare ad investire nel settore e negli impianti” scriveva Dagnoni un anno fa in vista della campagna elettorale e aggiungeva: “Creazione di un’ “Academy” con foresteria, palestra, centro medico e biomeccanico, ossia un polo di specializzazione anche per il settore veloce che, ad oggi in Italia, è molto povero in sinergia con la BMX che ha il Centro di preparazione olimpica nella vicina Verona. Il Comune di Montichiari, interpellato al riguardo, ha già espresso parere positivo in tal senso condividendo il progetto con l’impegno al reperimento fondi necessari allo sviluppo dei progetti”.
Di tutto questo, anche a Montichiari, già non se ne parla più e, pure dove i soldi erano già stanziati, gli impianti sembrano non riuscire a nascere.
Presidente, usando il suo stesso slogan, verrebbe da dire: “I fatti più delle parole”